Biologico: il nero e il grigio
Ci risiamo!
Quattro arresti in provincia di Verona per frode in commercio in materia di falsi alimenti biologici.
Stando alla ricostruzione accusatoria, le aziende in questione – tutte formalmente biologiche – avrebbero utilizzato diversi mezzi tecnici non ammessi, come erbicidi e fertilizzanti di sintesi (https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/13274?fbclid=IwAR2lpeoY7PSlf9NI97Sm8vD0w9UmtN07QZU7usS5YMm0hmglC20D1oeM0ZA).
Il procedimento penale è ancora in fase d’indagine, dunque i fatti sono tutti da accertare, le responsabilità personali da provare e gli indagati sono presunti non colpevoli fino a sentenza di condanna definitiva.
Fatte queste doverose precisazioni, alcune brevi considerazioni, comunque, possono essere utili.
Il mondo delle produzioni alimentari biologiche è in una fase di grande espansione economico-commerciale e di importanti novità di regolamentazione, sia a livello nazionale che, soprattutto, di Unione Europea.
La nuova normativa italiana, però, in particolare quella relativa proprio alla tutela del consumatore da illegalità varie, quando non vere e proprie frodi (come il recente “decreto controlli”), ha lasciato inalterate alcune fondamentali zone grigie nel sistema legale bio: a partire da corpose forme di conflitto d’interesse tra produttori e organismi di certificazione (ossia tra controllati e controllori). Sul punto, sia consentito il rinvio a https://www.ilfattoquotidiano.it/2018/05/26/agricoltura-bio-in-gioco-ce-il-nostro-futuro-ma-per-conquistare-il-consumatore-serve-trasparenza/4383065/.
A ciò si aggiunga che la riforma dei reati agroalimentari – a tre anni dalla sua definizione da parte della “commissione Caselli” (pure diventata nel dicembre scorso disegno di legge governativo), che prevederebbe una specifica tutela penale del biologico (oggi inesistente), a mezzo di un’apposita aggravante al reato di frode in commercio – langue desolata in qualche anfratto parlamentare.
Il biologico è una straordinaria (forse l’ultima) risorsa di tutela, se non di salvezza, di equilibri ecologici già devastati da decenni di agricoltura “convenzionale”.
Quindi, è anche un decisivo strumento di tutela della salute.
Per questo, forse, meriterebbe un trattamento diverso. A partire da quello normativo.
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