Brevi di (mancata) tutela del cibo e dell’ambiente – 2 – Glifosato e pesticidi: diverse idee a diverse latitudini
Dall’estero
In Austria, qualche giorno fa, il parlamento ha approvato un divieto totale di utilizzo dei pesticidi a base di glifosato sul proprio territorio. Questo nonostante il noto rinnovo dell’autorizzazione all’uso del più celebre erbicida al mondo concesso dalla Commissione Europea nel dicembre 2017 per altri cinque anni.
Ovviamente, lo strumento teorico grazie al quale l’assemblea austriaca ha potuto permettersi questo mirabile esempio di tutela dell’ambiente, dell’alimentazione e della salute pubblica per via legislativa è stato il principio di precauzione.
Quello sancito nella legge fondamentale della sicurezza alimentare dell’Unione Europea, il Regolamento n. 178\2002, che all’art. 7 statuisce: “qualora, in circostanze specifiche a seguito di una valutazione delle informazioni disponibili, venga individuata la possibilità di effetti dannosi per la salute ma permanga una situazione d’incertezza sul piano scientifico, possono essere adottate le misure provvisorie di gestione del rischio necessarie per garantire il livello elevato di tutela della salute che la Comunità persegue, in attesa di ulteriori informazioni scientifiche per una valutazione più esauriente del rischio.”
Principio che, peraltro, governa la più complessiva materia della tutela ambientale in ambito unionale in forza di un’altra norma, ancor più cogente perché contenuta nel Trattato sul funzionamento dell’Unione Europea, al cui art. 191 si dispone che “la politica dell’Unione in materia ambientale mira a un elevato livello di tutela, tenendo conto della diversità delle situazioni nelle varie regioni dell’Unione. Essa è fondata sui principi della precauzione e dell’azione preventiva, sul principio della correzione, in via prioritaria alla fonte, dei danni causati all’ambiente, nonché sul principio ‘chi inquina paga’.”
Quindi, stando al Regolamento n. 178, “la possibilità di effetti dannosi per la salute” deve emergere “a seguito di una valutazione delle informazioni disponibili”, anche quando all’esito della stessa “permanga una situazione d’incertezza sul piano scientifico”. In questo caso, può scattare il principio di precauzione, ossia “possono essere adottate le misure provvisorie di gestione del rischio necessarie per garantire il livello elevato di tutela della salute che la Comunità persegue”.
Il parlamento austriaco ha fatto proprio questo: ha adottato le misure di cui sopra.
Le misure che competono a un’assemblea legislativa.
In Canada, un rapporto della Camera di commercio canadese e di CropLife, l’associazione delle industrie produttrici, tra l’altro, di pesticidi prova a usare il trattato commerciale Ceta, tra Canada ed Europa, come cavallo di Troia per abbattere le cosiddette “barriere non tariffarie”, che altro non sono che le normative europee a tutela dell’ambiente, dell’alimentazione e della salute pubblica proprie solo di un lato dell’Atlantico.
E chi l’avrebbe mai detto!?
Stavolta la questione specifica riguarda il divieto europeo di impiego di difenilammina (DPA), una sostanza usata in alcuni tipi di frutta per prolungarne la conservazione, fino a un anno.
Pare che le mele canadesi della Nuova Scozia siano ricche di questo valore aggiunto nutrizionale e per questo non possono sbarcare nel vecchio continente.
Da qui la vibrata protesta degli esportatori canadesi.
Ma si può ragionevolmente prevedere che le mele imbalsamate saranno solo il primo esperimento di una lunga serie di attacchi all’apparato di sicurezza alimentare dell’Unione Europea.
D’altronde, tutto questo è ampiamente comprensibile: la risposta dei sistemi di diritto ambientale e alimentare del Nordamerica al nostro principio di precauzione è il cosiddetto “aftercare approach”, l’approccio da cure postoperatorie: per avere il piacere di vedere una prima forma di intervento dello Stato, o di chi per esso, a tutela dell’ambiente e soprattutto della salute umana in questi casi, bisogna aspettare che il diretto interessato esca dalla sala operatoria.
Sperando resti materia per cure mediche allo stesso; e non psicologiche ai suoi prossimi congiunti.
In Italia, intanto, il nuovo Piano d’azione nazionale sui pesticidi (Pan), quello che dovrebbe attuare la Direttiva europea sul cosiddetto “uso sostenibile dei pesticidi” – teoricamente ispirata proprio al principio di precauzione – già scaduto nel febbraio scorso, sembra essersi letteralmente smarrito nelle segrete del Ministero delle Politiche Agricole, dopo l’approvazione ricevuta dal Ministero dell’ambiente e da quello della salute.
Chi dovesse avere notizie dello scomparso è vivamente pregato di informare i familiari; ossia, il popolo inquinato di questo paese.
Altrimenti, potrebbe iniziare a diffondersi il sospetto che il Mipaaft sia governato da una cerchia di cultori dell’ “aftercare approach”.
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