Dal rapporto “Ecomafia 2020” una conferma: il primo vaccino contro il virus delle agromafie è una tutela penale seria. Che in questo Paese non c’è ancora.
Secondo il rapporto Ecomafia 2020, presentato oggi da Legambiente, “sul fronte agromafie, nel 2019 aumentano del 54,9% i reati penali e gli illeciti amministrativi in questo settore”; con la precisazione che “un’attenzione particolare meritano i risultati dei controlli effettuati contro l’utilizzo illegale di pesticidi e altri prodotti chimici”.
Qualche giorno fa era stata Coldiretti a lanciare l’ennesimo allarme: “dal campo alla tavola le agromafie sviluppano un business illegale e sommerso da 24,5 miliardi che minaccia ora di crescere mettendo le mani su un tessuto economico indebolito dalla crisi determinata dall’emergenza coronavirus che ha coinvolto ampi settori della filiera agroalimentare a partire dalla ristorazione.” L’associazione di categoria degli agricoltori dava anche altri numeri, ancor meno rassicuranti: “la malavita è arrivata a controllare cinquemila locali della ristorazione”.
Il presidente di Coldiretti aveva chiosato: “gli ottimi risultati dell’attività di contrasto confermano la necessità di tenere alta la guardia e di stringere le maglie ancora larghe della legislazione con la riforma dei reati in materia agroalimentare”.
Appunto, la riforma dei reati agroalimentari! Ce ne siamo occupati ripetutamente.
Ricapitoliamo solo i passaggi più significativi e recenti di questa storia infinita.
Tutto inizia allorquando Giancarlo Caselli, Presidente della Commissione istituita proprio a tal fine, consegna all’allora Ministro della Giustizia, Orlando, la bozza di riforma dei reati agroalimentari: è l’ormai remoto ottobre 2015.
E’ un lavoro di ampio respiro, che potrebbe cambiare il volto del diritto penale alimentare: dall’affinamento del sistema sanzionatorio delle frodi alimentari (con la previsione di una specifica aggravante in caso di “falso bio”) alla creazione della emblematica figura di “disastro sanitario”; dall’allargamento della responsabilità da reato delle aziende anche a questo tipo di crimini alla previsione di cause di non punibilità per i fatti più lievi, subordinata a condotte riparatorie da parte degli stessi autori; fino all’introduzione del significativo reato di “agropirateria”.
E’ un testo organico, con poche modifiche potrebbe diventare legge dello Stato: una buona legge, che, tra l’altro, renderebbe la vita più difficile proprio a quelle agromafie di cui si diceva all’inizio.
Negli anni successivi si registra qualche tentativo in tal senso da parte di qualche parlamentare (una modica quantità) particolarmente illuminato; c’è anche un disegno di legge governativo a fine 2017, varato quando ormai è partito l’ultimo giro di orologio della legislatura.
Ovviamente, la fine di quest’ultima segna inesorabilmente anche l’azzeramento della situazione.
Nel febbraio di quest’anno si riparte, con un nuovo disegno di legge del Governo che riprende l’articolato Caselli.
Poco più di un mese fa la Commissione Giustizia della Camera approva il provvedimento, apportando qualche lieve modifica al testo del ddl presentato dal Governo: dopo un esame durato sei mesi.
A questo punto, il nuovo testo, comprensivo delle modifiche, passerà a una lunga serie di ulteriori commissioni parlamentari per acquisirne il parere, prima di poter approdare in aula.
Oggi, a ben più di cinque anni dalla presentazione dell’elaborato della Commissione Caselli, ancora non sappiamo quando la riforma dei reati agroalimentari vedrà la luce come legge dello Stato.
Speriamo solo di non doverci trovare, fra un anno, a fare copia – incolla con questo post per commentare il rapporto Ecomafia 2021 e il nuovo balzo in avanti di agromafie e criminali alimentari di varia misura e natura.
Che, comunque, per quanto abbiamo illustrato sopra, ringraziano.
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