Dalle monoculture al vino sostenibile – A proposito di Vinitalybio


Il Wwf, in occasione dell’Earth Hour 2019, afferma che “l’85% della produzione di vino nei prossimi 50 anni potrebbe essere a rischio a causa dell’innalzamento medio delle temperature, che cambia i processi di maturazione dell’uva.”

Carlin Petrini dichiara che il dilagare delle monoculture intensive sul territorio nazionale, con tutto il carico di pesticidi che porta con sé per definizione, sta compromettendo la salute delle persone e il paesaggio delle campagne italiche. E fa gli esempi del prosecco e delle nocciole.

Un coordinamento di associazioni della cittadinanza attiva del Veneto scende in piazza, a Montecitorio, contro l’alluvione di pesticidi proprio nelle colline del Prosecco – sventolando la bandiera del principio di precauzione – e propone una petizione i cui primi punti prevedono una limitazione della superficie comunale coltivabile a monocoltura e una nuova regolamentazione dell’utilizzo di fitofarmaci.

Il vino si conferma una mirabile cartina al tornasole dei rapporti strettissimi tra tutela dell’ambiente, garanzia del diritto alla salute e sicurezza alimentare.

Non sarà un caso se all’art. 1 della legge 238\2016 (il c.d. Testo Unico del vino) si legge: “Il vino, prodotto della vite, la vite e i territori viticoli, quali frutto del lavoro, dell’insieme delle competenze, delle conoscenze, delle pratiche e delle tradizioni, costituiscono un patrimonio culturale nazionale da tutelare e valorizzare negli aspetti di sostenibilità sociale, economica, produttiva, ambientale e culturale.

Il vino come patrimonio culturale nazionale, dunque.

Un patrimonio va salvaguardato.

A sua volta, però, quel patrimonio dev’essere sostenibile, da parte di altri valori: sociali, economici, produttivi, ambientali, culturali.

Ma, prima di tutto, il patrimonio – vino deve risultare compatibile con la salute umana, “diritto dell’individuo e interesse della collettività”, sancito dalla nostra Carta costituzionale.

Il che vuol dire che – a parte le conseguenze proprie dell’alcool – la celebre bevanda alcolica ottenuta dalla fermentazione del frutto della vite dovrebbe risultare il meno possibile dannosa per quel diritto. Dunque, per le persone che la producono e che la bevono.

Oggi, non pare le cose stiano proprio così, come si è più volte evidenziato in questo blog.

E’ anche per questo che la notizia di una “Organic Hall”, tutta dedicata al vino biologico, all’interno del Vinitaly risulta confortante.

Ma ancora di più è rincuorante la tendenza espansiva, molto espansiva, sul mercato e, quindi, nei bicchieri dello stesso vino bio.

Perché vuol dire che la sostenibilità, nel mondo enoico, è anche un valore economico, che premia i produttori più avanzati imprenditorialmente, se non anche più sensibili civilmente.

E questa è la notizia migliore di tutte: per chi il vino lo fa e per chi lo beve.

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