Effetto deriva dei pesticidi: nel Ddl sul bio primi strumenti di contrasto
Il disegno di legge prevede un obbligo a carico degli agricoltori convenzionali a tutela delle produzioni biologiche. E’ una norma parziale, ma significativa.
La necessità di contenere l’effetto deriva dei pesticidi a tutela della salute pubblica e dell’ambiente, ma anche delle produzioni biologiche, ottiene un primo e importante, seppur parziale, riconoscimento legislativo nel Ddl sul bio approvato di recente dal Senato. E, di conseguenza, i primi embrioni di strumenti di contrasto.
Indice
Lo studio scientifico
Alcune modeste ma utili proposte
Gli interventi della giurisprudenza
Le novità del Ddl sul biologico
1) Lo studio scientifico
Nel 2019 uno studio condotto da ricercatori di alcuni enti scientifici altoatesini fornì un’evidenza dell’effetto deriva dei pesticidi che si sprigiona dai meleti trattati con prodotti fitosanitari. I fondamentali vettori della ricerca furono le api e il polline che esse raccolgono fuori e dentro i frutteti in questione: i pollini raccolti dalle piante nelle zone esterne ai meleti e incolte rivelarono livelli di contaminazione sostanzialmente analoghi a quelli delle aree ove erano stati irrorati i fitofarmaci.
Qualche mese fa l’ultimo rapporto Stop Pesticidi di Legambiente avanzò, in questo ambito, spunti e proposte di un certo interesse.
Per esempio, in materia di distanze di sicurezza delle coltivazioni trattate con pesticidi dalle abitazioni, dai centri abitati, dalle aree di aggregazioni di persone vulnerabili…
Più precisamente, nel documento si chiedeva che queste distanze vengano fissate con atto normativo. Anche se, forse, sarebbe stato il caso di dare qualche indicazione numerica un po’ più precisa in tal senso; giusto per provare a spazzare il campo a monte da ipotesi di limite risibili come quelle che prevedeva l’ineffabile bozza del Pan pesticidi sottoposta alla consultazione pubblica ormai quasi due anni fa e sulla quale è caduta una fitta coltre di silenzio: 5 metri da case scuole e ospedali. Che scendevano a zero, poi, qualora fosse presente una ‘barriera’ alta un metro (sic!).
Un’altra utile sollecitazione contenuta nel dossier di Legambiente era quella relativa alla definizione di buffer zones (zone cuscinetto) di 15 metri dalle coltivazioni biologiche, che permetterebbero di abbattere i rischi proprio dell’effetto deriva, in particolare le conseguenti contaminazioni accidentali, che costituiscono oggi un’autentica minaccia per i produttori biologici.
La tematica è tanto nevralgica da aver già costituito materia di sentenze di tribunali civili e amministrativi (in particolare, si segnala una pronuncia del Consiglio di Stato del 2013 relativa proprio a una vicenda trentina); ma ciò non toglie che la disciplina normativa, in particolare in chiave di tutela, di questi fenomeni presenti ancora troppi vuoti e in quanto tale necessiti di una seria e urgente integrazione.
Orbene, in tempi più o meno brevi (a seconda di una serie di variabili), questo nocivo vuoto normativo potrebbe essere, seppur in piccola parte, colmato.
Infatti, nel disegno di legge sull’agricoltura biologica, di recente approvato dal Senato, è prevista una norma a tenore della quale “gli agricoltori convenzionali adottano le pratiche necessarie per impedire l’inquinamento accidentale delle coltivazioni biologiche.”
Si tratta di una previsione che, al momento, pare avere un ambito d’azione assai limitato: infatti, è collocata nell’articolo del Ddl che disciplina i biodistretti.
Se ne ricava, quindi, che essa riguardi esclusivamente queste aree. In questo senso, è potenzialmente foriera di disparità di trattamento tra aziende biologiche a seconda che esse abbiano la fortuna o meno di essere site in un biodistretto. Disparità che, pertanto, possono risultare difficilmente comprensibili e ancor meno accettabili dai diretti interessati. La norma, peraltro, non brilla per precisione e, quindi, perentorietà. Per entrambe queste ragioni, quindi, forse essa andrebbe significativamente emendata.
In ogni caso, a parte la difficilmente qualificabile previsione del Pan su citata (quella dei 5 metri come distanza di sicurezza), la norma in esame costituirebbe un primo ancoraggio legislativo espressamente dedicato alla questione oggetto di questo post.
In quanto tale, essa merita attenzione.
Gliela si riserverà anzitutto domani, 11 giugno alle 18.30, durante la tavola rotonda digitale “Il biologico come sistema – Dialogo sulla ricchezza dei territori”, organizzata da Cibo Diritto.
Una ragione in più per parteciparvi.
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