Etichetta a batteria: notificato alla Commissione Ue il sistema di etichettatura NutrInform Battery


Il Ministero dello Sviluppo Economico ha notificato alla Commissione europea la proposta italiana relativa a un sistema di etichettatura nutrizionale dei prodotti alimentari.

Il sistema, denominato NutrInform Battery, ha l’obiettivo di costituire un’alternativa al sistema del Nutri-Score, modello già in uso in Francia e Belgio.

Stando al Reg. 1169/11 sull’informazione alimentare, fra le indicazioni obbligatorie degli alimenti preimballati vi è anche una dichiarazione nutrizionale (art. 9, p. 1, let. l). Tale dichiarazione nutrizionale deve necessariamente recare indicazione del valore energetico e della quantità di grassi, acidi grassi saturi, carboidrati, zuccheri, proteine e sale presenti nell’alimento (art. 30, p.1).

Il regolamento detta precise regole di presentazione di queste informazioni. Tuttavia, all’art. 35, consente agli Stati Membri di adottare forme o simboli grafici complementari atti a facilitare la comprensione, da parte del consumatore, del contributo o dell’importanza dell’alimento ai fini dell’apporto energetico e nutritivo. È qui che si inseriscono Nutri-Score e NutrInform Battery.

 “La proposta italiana mira a superare gli effetti penalizzanti per il Made in Italy, derivanti dal sistema Nutri-Score” afferma il MISE.

Il Nutri-Score riassume la qualità nutrizionale globale per 100 g di un alimento o 100 ml di una bevanda. Si basa su una scala cromatica di cinque colori, abbinati ad altrettante lettere: agli estremi ci sono il verde scuro (lettera A, corrispondente alla valutazione nutrizionale “migliore”) e il rosso acceso (lettera E, indicante la valutazione “peggiore”). In mezzo, gradazioni più chiare di questi due colori e le lettere B, C, D.

I produttori e le istituzioni italiane lo considerano una minaccia per prodotti Dop e Igp ed il Made in Italy in generale, in quanto “utilizza i colori del semaforo per esprimere un giudizio sui prodotti agroalimentari.”

Il Parmigiano Reggiano, ad esempio, contenendo molto sale, non potrà essere contrassegnato da una A verde scuro, così come l’olio d’oliva, essendo un grasso.

Il NutrInform Battery, invece, non risulta dissimile da una tabella nutrizionale, dove le barre sono state sostituite da pile azzurre (senza scala cromatica). È un modello che indica singolarmente la quantità di calorie, grassi, grassi saturi, zuccheri e sale per una porzione di alimento, e la percentuale di ciascuna voce rispetto alle assunzioni di riferimento giornaliere, attraverso la rappresentazione grafica di cinque batterie che si riempiono. Il contenuto energetico è espresso sia in Joule che in Calorie, mentre i contenuti di grassi, grassi saturi, zuccheri e sale sono espressi in grammi.

Non esistendo uno standard europeo per le porzioni degli alimenti, ciascun produttore potrà autonomamente definire la propria, rischiando di compromettere il confronto tra prodotti diversi. Il sistema a batteria è inoltre assimilabile al logo delle GDA (Guideline Daily Amounts), presente da anni su molte confezioni.

È infine importante sottolineare che il sistema di etichettatura italiano dovrebbe escludere i prodotti Dop e Igp, in quanto (secondo il governo) l’apposizione di un logo di natura nutrizionale a fianco ai marchi Dop, Igp e Stg farebbe perdere agli stessi la loro distintività agli occhi dei consumatori. Del resto, i Consorzi di tutela sono stati fra i più accaniti oppositori dei loghi nutrizionali.

Altroconsumo ha prontamente bocciato la proposta italiana, giudicando l’etichetta a batteria fuorviante poiché “cozza con la percezione comune, secondo cui più la pila è carica, meglio è”, mentre nell’etichetta nutrizionale è vero il contrario.

L’associazione critica poi il governo, perché “il gruppo di lavoro creato ad hoc a livello ministeriale non ha coinvolto fin da subito le organizzazioni di consumatori”, che sono state informate della scelta del logo solo a cose fatte.

Non tutti la pensano così, però. Federalimentare è stata fra i sostenitori della prima ora dell’etichetta a batteria, sebbene non approvi l’esclusione delle Dop e delle Igp.

Favorevole anche Coldiretti, secondo la quale “l’etichetta a batteria salva il Made in Italy”.

Martina Novelli

 

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