
Farm to fork per il Parlamento UE: anzitutto meno pesticidi e fertilizzanti
Con una recentissima risoluzione, il Parlamento europeo preme per un cambio di passo di tutta l’Unione Europea sulla sua nodale strategia per il cibo sostenibile
Indice
I considerando
Le prese di posizione: sui pesticidi
sull’effetto cocktail
sui fertilizzanti
1) I considerando
La strategia Farm to fork per il Parlamento UE consiste anche e soprattutto in una netta riduzione di pesticidi e fertilizzanti.
“Considerando che il sistema alimentare europeo dovrebbe garantire alimenti di alta qualità e la sicurezza nutrizionale, in maniera tale da contribuire al benessere sociale e alla salute pubblica, oltre che mantenere e ristabilire la salute dell’ecosistema, rispettare i limiti del pianeta e garantire la salute e il benessere degli animali; che attualmente l’intero sistema alimentare determina una serie di impatti sul benessere e sulla salute umana e animale, nonché sull’ambiente, sul clima e sulla biodiversità, compresi la deforestazione e il degrado degli ecosistemi al di fuori dell’UE; che le modalità di produzione e di consumo di alimenti, bevande e altri prodotti agricoli devono adattarsi per garantire la coerenza con gli obiettivi di sviluppo sostenibile (OSS), l’accordo di Parigi, la Convenzione sulla biodiversità […]
“Considerando che l’uso incauto di pesticidi è una fonte significativa di inquinamento atmosferico, idrico e del suolo, e incide negativamente sulla salute umana, animale e vegetale; che è pertanto necessario intensificare gli sforzi per ridurre significativamente la dipendenza, il rischio e l’uso di pesticidi nocivi, nonché l’uso di fertilizzanti e antibiotici..”
Sono solo due dei numerosissimi “considerando”, ossia le premesse fattuali, sui quali poggia la recente, amplissima risoluzione del Parlamento europeo in merito al piano della Commissione Europea per il cibo sostenibile: la cosiddetta “From farm to fork”.
2) Le prese di posizione: sui pesticidi
Le conclusioni alle quali approda il legislatore unionale sulla base di quei presupposti sono altrettanto significative, e anche in questo caso di grande respiro.
Se ne citeranno solo alcune, a partire dalla questione pesticidi, assai cara a questo blog:
“sottolinea l’esigenza di intraprendere azioni per promuovere l’agricoltura sostenibile, ridurre l’uso dei pesticidi e i rischi ad essi associati, proteggere e ripristinare gli ecosistemi del suolo e valorizzare gli elementi paesaggistici dei terreni agricoli che favoriscono la ricostituzione delle specie e degli habitat protetti dalle direttive sulla natura, inclusi gli impollinatori e i loro habitat;
“plaude alla decisione di rivedere la direttiva sull’utilizzo sostenibile dei pesticidi e gli obiettivi di riduzione per i pesticidi […] ed è convinto che suddetti obiettivi siano facilmente raggiungibili ma che la loro realizzazione dipenda dalla disponibilità di alternative più sicure, efficaci ed efficienti.”
Non manca un riferimento al nodo delicatissimo del cosiddetto “effetto cocktail” tra i vari fitofarmaci. Il Parlamento europeo, infatti, “chiede che nella definizione dei livelli massimi di residui (LMR) si tengano in debito conto gli effetti cumulativi e sinergici dei pesticidi.”
Infine, un cenno anche al tema fertilizzanti, cui si dedicherà un approfondimento nei post successivi.
Nella risoluzione, infatti, si “insiste sulla necessità di iniziative legislative giuridicamente vincolanti e misure volte a consentire agli agricoltori di migliorare la gestione dei nutrienti; sottolinea l’importanza di perseguire tali obiettivi attraverso approcci olistici e circolari alla gestione dei nutrienti, come le pratiche agroecologiche e l’agricoltura intelligente, che possono offrire benefici collaterali per la qualità del suolo e la biodiversità e aiutare gli agricoltori a porre fine alla loro dipendenza dai fertilizzanti minerali e a ridurre i flussi di azoto e fosforo.”
Insomma, l’Organo legislativo dell’Unione Europea che rappresenta la volontà dei cittadini di quest’ultima, a quanto pare, preme perché si inizi a fare sul serio per costruire un sistema alimentare un po’ più sostenibile: per l’ambiente, per la qualità e la salubrità del cibo che mangiano gli europei, per la salute e il reddito di chi lo produce.
Non è poco, specie di questi tempi.
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