Il caporalato, il biologico, la tutela penale – Brutte storie dalla terra
“Utilizzavano-assumevano e/o impiegavano manodopera costituita da un numero rilevantissimo di lavoratori comunitari o extracomunitari di varie etnie […] approfittando del loro stato di bisogno.
[…]“Lo sfruttamento sarebbe consistito nella corresponsione reiterata ai lavoratori, per lo più a mezzo di denaro contante, della somma oraria variante tra un minimo di euro 3,33 ed un massimo di euro 5,71 ovvero di una paga giornaliera variabile tra 30 e 45 euro.
[…]I lavoratori venivano impiegati tutti i giorni della settimana “per una media variabile tra le 7 e le 9 ore giornaliere senza concedere loro alcun giorno di riposo, e con una pausa di soli 30 minuti per il pranzo che peraltro non sempre veniva concessa…”.
Dall’ordinanza di custodia cautelare a carico di Settimio Passalacqua, titolare di una nota azienda agri-vinicola biologica.
Federbio chiede “con forza di estendere le indagini, anche rispetto alla gestione presunta biologica dei terreni e, se necessario, anche sull’organismo di certificazione.”
L’imputato è presunto non colpevole per principio costituzionale.
Ciò posto, e che i dubbi di Federbio siano fondati o meno, noi continuiamo a chiedere quando diventerà legge la riforma dei reati agroalimentari.
Quella che prevede anche una specifica aggravante per il falso bio.
Ma non siamo proprio sicuri di ricevere risposta in tempi brevi.
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