Il Comune, il TAR e il Protocollo di sostenibilità del Conegliano Valdobbiadene – Brevi riflessioni a margine di una sentenza


È illegittima l’ordinanza del Comune di Vittorio Veneto (n. 66 del 13 marzo 2019) che ha ingiunto a un’azienda vitivinicola locale di attuare la coltivazione della vite con metodo biologico certificato, in conformità al “Protocollo Viticolo del Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG”.

Questa la sintesi di una recente sentenza del Tribunale Amministrativo Locale del Veneto innanzi a cui l’azienda in questione aveva impugnato, con successo, il provvedimento del Comune.

Uno dei punti cruciali della pronuncia riguarda proprio il ruolo del Protocollo.

Secondo i giudici amministrativi, “lo stesso è privo del carattere tipico di un documento scientifico ed ufficiale proveniente da un’Autorità sanitaria pubblica, competente in materia di tutela della salute e dell’incolumità pubbliche.”

Da questa preliminare constatazione, il TAR fa derivare una doppia conseguenza: “non solo non può assurgere al rango di fonte normativa a contenuto prescrittivo obbligatorio, ma neppure a base di riferimento per un atto ordinatorio di un’amministrazione pubblica.”

In sostanza, il Protocollo, in quanto tale, non può creare vincoli e obblighi normativi direttamente in capo ai produttori; ma non può neanche costituire l’unico sostegno, a mo’ di documento scientifico, a base di un provvedimento della Pubblica Amministrazione che crei obblighi giuridici nei confronti del destinatario.

In estrema sintesi, due questioni emergono come meritevoli di un cenno sin d’ora.

La prima riguarda la funzione del disciplinare come strumento di identificazione, regolamentazione e valorizzazione di un vino a denominazione di origine, anche e soprattutto in relazione al territorio del quale è espressione, a partire dalla salvaguardia delle matrici ambientali di quest’ultimo.

In breve, il disciplinare come strumento di protezione di un prodotto tipico, ma anche come tutela dell’ambiente naturale che – unitamente ai saperi e al lavoro di chi lo produce – è alla base di quel prodotto.

Con il canone della sostenibilità che gioca, che deve giocare sempre più, un fondamentale ruolo di trait d’union tra le due componenti.

In questo senso, in chiave “prospettica”, vi sono esperienze pionieristiche interessantissime di cui si è già trattato su questo blog.

Il secondo punto che merita attenzione è quello già evidenziato con riferimento ad altra recente vicenda di giustizia amministrativa, quella relativa alla sentenza del Tar Lazio che ha annullato l’ordinanza con cui il Sindaco di Bolsena vietava la realizzazione di impianti di noccioleti intensivi sul territorio comunale che cade all’interno del bacino del lago omonimo.

I due provvedimenti amministrativi – quello di Vittorio Veneto e quello del Comune laziale – sembrano presentare un fondamentale tratto comune: un’istruttoria procedimentale, quindi una base motivazionale, debole e lacunosa, che poi ne ha segnato la sorte innanzi ai rispettivi TAR.

E’ tutto quello che non deve succedere quando un ente pubblico, specie un ente locale, vuol emettere un provvedimento anche e soprattutto a tutela dell’ambiente e della salute pubblica: qui occorrono, indefettibilmente, conoscenza, rigore, studio, basi scientifiche, istruttorie puntuali, complete e scientificamente affidabili, se non proprio schiaccianti.

Gli interessi in campo in queste vicende – quindi, i controinteressati a quei provvedimenti – non ammettono superficialità o velleitarismi.

Se no, per un elementare fenomeno di eterogenesi dei fini, si finisce per rendere un pessimo servigio proprio a quelle fondamentali cause che pure si perseguivano con ottima volontà: la tutela dell’ambiente e della salute pubblica; e, perché no, di un’attività d’impresa che non costituisca fonte di rischio per la prima e per la seconda.

Ci si tornerà.

Si vuol concludere questo post solo con un doveroso riconoscimento proprio al “Protocollo Viticolo del Conegliano Valdobbiadene Prosecco DOCG”, da cui siamo partiti.

Ce ne siamo già occupati.

Qui abbiamo solo da ribadire tutto il nostro apprezzamento verso iniziative come questa.

E sperare che, indipendentemente dalle traversie giudiziarie, i bevitori di Conegliano Valdobbiadene premino le aziende che aderiscono a quel Protocollo.

Perché il vino non è solo questione di naso e bocca, ma anche di testa.

 

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