Il PNRR di Legambiente: riforme e progetti per la transizione ecologica


Legambiente e il suo Piano nazionale di Ripresa e Resilienza: priorità, progetti e riforme per una transizione ecologica che porti il Paese verso la sostenibilità. 

Per un’Italia più verde, innovativa e inclusiva”. È questo il nome del documento che Legambiente ha presentato in Commissione Ambiente della Camera dei Deputati, per sollecitare il Governo ad utilizzare il Recovery Plan per azioni che portino l’Italia verso la transizione ecologica. A tal fine Legambiente, nel suo dossier [1], indica progetti e riforme concrete da attuarsi da qui al 2030.

Indice:

  1. NextGenerationEU e l’opportunità di una svolta ecologica

  2. Il Piano di Legambiente: priorità, progetti e riforme trasversali

  3. La critica al PNRR del Governo

NextGenerationEU e l’opportunità di una svolta ecologica

NextGenerationEU (NGEU) è lo strumento predisposto dall’UE per riparare i danni economici e sociali immediati causati dalla pandemia e creare un’Europa post covid più verde, digitale, resiliente e adeguata alle sfide future. Al suo interno è presente il Dispositivo per la ripresa e la resilienza, composto da prestiti e sovvenzioni per sostenere le riforme e gli investimenti effettuati dagli Stati membri, i quali devono presentare il proprio Piano alla Commissione entro il 30 aprile.

La proposta di Piano nazionale di Ripresa e Resilienza (PNNR) dell’Italia è ancora al vaglio del Parlamento. In questo contesto, Legambiente ha fatto sentire la propria voce, attraverso un dossier frutto di un dialogo durato 5 mesi con istituzioni, imprese, associazioni e sindacati. Trait d’union del Piano di Legambiente è la lotta al cambiamento climatico. “Per la lotta alla crisi climatica – scrive l’associazione – serve accelerare in modo repentino sullo sviluppo delle rinnovabili, a partire dalle due più promettenti in termini di produzione elettrica come l’eolico, sia a terra che a mare, e il solare fotovoltaico”.

Il Piano di Legambiente: priorità, progetti e riforme trasversali

Il dossier di Legambiente contiene 23 priorità di intervento, 63 progetti territoriali e 5 riforme trasversali necessarie per accelerare la transizione ecologica del Paese. Legambiente espone, Regione per Regione, quelle che a suo avviso sono le opere da realizzare e quelle da evitare, indicando in maniera chiara come spendere i quasi 69 miliardi di euro destinati alla “Rivoluzione verde e transizione ecologica” e i 32 miliardi destinati alle “Infrastrutture per la mobilità sostenibile” (2 delle 6 missioni contenute nel PNRR del Governo).

Le priorità di intervento individuate da Legambiente riguardano vari aspetti, tutti riconducibili ad una “svolta verde”, fra cui: riduzione del rischio idrogeologico; economia circolare; energie rinnovabili; rigenerazione urbana con riqualificazione delle periferie; mobilità sostenibile; bonifica dei siti inquinati. L’agroalimentare, poi, andrebbe ripensato sotto forma di agroecologia: “Deve essere sostenuta la diffusione delle produzioni bio, alzando anche l’asticella ambientale all’agricoltura integrata; va drasticamente tagliata la dipendenza dalle fonti fossili; […] deve essere promossa la riduzione degli input chimici, del consumo di acqua e di plastica”.

I progetti che Legambiente propone sono numerosi e distribuiti sull’intero territorio nazionale (dalla ristrutturazione dell’acciaieria di Cogne alla riconversione industriale del Sulcis) e riguardano perlopiù innovazione produttiva, infrastrutture verdi, superamento di divari territoriali e tutele ambientali. L’associazione “boccia” anche alcuni progetti, considerati non rispettosi dell’ambiente.

Legambiente, inoltre, indica cinque riforme trasversali, da mettere in campo per non perdere l’occasione offerta dal NGEU: velocizzazione dell’iter autorizzativo con le semplificazioni alle approvazioni dei progetti; miglioramento del livello qualitativo dei controlli ambientali contro la concorrenza sleale; creazione di una Struttura di missione presso la Presidenza del Consiglio dei Ministri, per centralizzare la governance del PNRR; formazione e aggiornamento della PA, in particolare su fondi e bandi europei; riduzione dei conflitti territoriali con nuovi strumenti per la condivisione e la partecipazione di cittadini e istituzioni locali.

La critica al PNRR del Governo

Secondo Legambiente il PNRR italiano è un piano privo di bussola, dove la grande assente tra le priorità trasversali è proprio la crisi climatica. “Negli ultimi mesi – spiega Stefano Ciafani, Presidente nazionale di Legambiente – il percorso di definizione del PNRR da parte del governo italiano è stato a dir poco confuso e, soprattutto, per nulla partecipato. […] Il nostro auspicio è che l’Esecutivo abbia il coraggio di cambiare registro e passo pensando ad un Recovery Plan diverso, modificandolo e mettendo al centro la crisi climatica, anche prendendo spunto dal nostro documento” [2].

Martina Novelli

Note:

[1] Il Dossier completo

[2] Comunicato stampa di Legambiente

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