Il vino naturale: le regole che (non) ci sono e quelle che potrebbero esserci – Webtalk di Cibo Diritto il 9 aprile


I dialoghi di Cibo Diritto: venerdì 9 aprile, alle 18.30, “Vino ‘naturale’: il nome, la cosa, la legge”, sulla piattaforma Zoom e sulla pagina Facebook del blog

L’ espressione “vino naturale” ovvero “vin méthode nature” può risultare ingannevole nei confronti del consumatore.

Le ragioni di questo assunto, secondo i suoi autori, sono varie: la prima delle quali riguarda l’assenza, nell’attuale legislazione vitivinicola unionale, della categoria e quindi della locuzione “naturale”.

Quando si discute di vino naturale, e soprattutto della sua regolamentazione, non si può prescindere dal parere della Direzione generale dell’agricoltura e lo sviluppo rurale della Commissione europea (DG Agri), reso poco più di sei mesi fa, nel quale si trovano le affermazioni riportate sopra riassuntive del senso del pronunciamento in questione.

La domanda, però – altrettanto imprescindibile – che scaturisce subito dopo questa constatazione è: se si vuole tentare un’analisi compiuta e seria della questione, è giusto fermarsi a quel responso, per quanto autorevole, peraltro fornito “sulla base dei fatti esposti nella vostra lettera (del CEEV – Comité Européen des Entreprises Vins, l’organizzazione europea dei produttori vinicoli, ndr) del 15 aprile 2020″ e che “esprime il punto di vista dei servizi della Commissione e non impegna la Commissione europea”?

Allo stato dell’arte normativa, le cose in questa materia stanno come dice il parere della DG Agri.

Ma, a tacer d’altro, quando si parla di norme giuridiche lo stato dell’arte è per definizione transitorio; le cose possono cambiare, e anche con grande velocità, a seconda di vari fattori.

Recependo, per esempio, un’innovazione che si è già prodotta nella cultura e nel costume dei consumatori, specie di quelli più sensibili ai profili di sostenibilità, ambientale e salutistica; il che vuol dire anche e soprattutto nel mercato. Succede in ogni ambito legislativo, cioè economico e sociale, ed è già successo nel mondo del vino nove anni fa con il vino biologico.

Magari, perché questo accada, può essere utile che chi produce vino naturale trovi un’intesa almeno sui fondamentali di questo prodotto – giusto per provare a far capire seriamente a chi beve di cosa si stia parlando – e soprattutto accetti una forma di regolamentazione pubblica; come è giusto che sia, in un paese civile, per qualsiasi prodotto finisca sul mercato, ossia nei piatti e nei bicchieri dei cittadini. In caso contrario, sarà difficile pretendere che il legislatore, nazionale o europeo, sdogani un’etichetta che oggi può significare tanto – troppo – e il suo contrario.

Iniziamo a discuterne, con serietà e serenità, tra addetti ai lavori, cultori della materia o anche semplici bevitori consapevoli.

Il webtalk organizzato da Cibo Diritto per il 9 aprile prossimo, alle 18.30 – “Vino ‘naturale’: il nome, la cosa, la legge”, sulla piattaforma Zoom, tramite iscrizione via email a palmi.ius@avvstefanopalmisano.it, e sulla pagina Facebook del blog  – può essere una buona occasione.

Vediamoci e parliamone.

+ There are no comments

Add yours