La natura del vino
Prime note su un prodotto in espansione e una cultura in evoluzione
Sul vino “naturale” si possono avere opinioni assai diverse.
E la cosa è spiegabile anche con il dato della sostanziale assenza di regolamentazione e, quindi, di definizioni legali – ma, più in generale, di definizioni precise – in questo vasto e, per certi versi, vago mondo.
Nella grande “biodiversità” che segna questo ambito, tuttavia, si segnalano esperienze produttive e, a tutti gli effetti, culturali assai significative.
Esistono, infatti, approcci a questa peculiare forma di vino un po’ naif (per dirla in maniera garbata), per i quali “naturalità” sarebbe sinonimo di refrattarietà a qualsiasi idea di regole, di procedure e, di conseguenza, di controlli e sanzioni rispetto all’adempimento di quelle regole.
Non ci vuol molto a intuire che i livelli di trasparenza e di affidabilità di un vino (come di qualsiasi altra sostanza alimentare) prodotto all’insegna di questi canoni non ne risultino proprio esaltati. Con buona pace della sua, vera o sedicente, “naturalità”.
Ma, fuori da questa nebulosa “anarcoide”, emergono categorie di “naturale” assai più responsabili e, dunque, credibili.
Per esempio, quella di chi si pone il problema di una regolamentazione dello specifico settore su base europea e prova a lavorare concretamente a una bozza in tal senso, come vogliono fare i soci di Vi-Te – vignaioli e territori.
Oppure quella che si declina nella tutela dell’ambiente e della salute dei consumatori, da un parte, e nella ricerca e sperimentazione scientifica, dall’altra.
E questa combinazione rende già il discorso decisamente più interessante.
Se a questo, poi, si aggiunge un’idea dei controlli e del rispetto della (auto)normazione seria e rigorosa, gli avanguardisti vitivinicultori di Vinnatur – altra importante realtà di questo mondo – si meritano tutta l’attenzione di chi pensa che la strada maestra della difesa dell’ambiente, del cibo e della salute nel terzo millennio sia proprio quella che passa per la triade responsabilità – legalità – scientificità.
Che tutto ciò, in questo caso, passi non per un alimento qualsiasi ma per un calice di vino, poi, è il valore aggiunto simbolico, culturale e sensoriale della vicenda.
Prosit, vignaioli naturali e bevitori consapevoli!
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