OGM e NBT: la regolamentazione è e deve rimanere la stessa.


La Commissione Agricoltura boccia i decreti legislativi con cui il Governo avrebbe voluto creare per le NBT una normativa ad hoc rispetto a quella generale per gli OGM. Basterà?

Gli organismi geneticamente modificati (OGM) restano un tema sensibile, ecologicamente e civilmente sensibile, anche quando si presentano sotto la veste di “nuove tecniche di miglioramento genetico” (NBT). In quanto tali, ogni intervento di riforma, anche solo (apparentemente) marginale, della relativa regolamentazione non può avvenire con operazioni legislative opache.

E’ questo il senso del voto con cui la Commissione Agricoltura della Camera dei Deputati, a maggioranza, due giorni fa ha sbarrato il passo ai quattro schemi di decreti legislativi approntati dal Governo, e in particolare dall’ormai ex ministra dell’agricoltura Bellanova, relativi a sementi e materiali di moltiplicazione dei vegetali. Più precisamente, gli atti legislativi in questione sono stati bocciati nelle parti in cui il cosiddetto “legislatore delegato”, ossia il Governo stesso, tentava di staccare radicalmente le NBT, o genome editing, dalla regolamentazione generale valevole in materia di OGM per assoggettarle a una sorta di normativa ad hoc.

Era un’operazione assai poco limpida, come si accennava sopra, almeno per due ordini di ragioni, una politica l’altra più strettamente giuridica.

La prima: in questioni così nevralgiche, su cui la cittadinanza consapevole e attiva ha le antenne dritte e i pori aperti, un legislatore serio e costituzionalmente orientato – specie quando si tratta del Governo, che non è l’organo legislativo del Paese, non è inutile rammentarlo – quando vuole mettere mano a operazioni di riforma normativa non può non dichiarare e spiegare apertamente i suoi intenti, al Parlamento e all’opinione pubblica; nelle forme più idonee perché in entrambe quelle sedi si apra un franco e possibilmente competente dibattito democratico.

La seconda: quei decreti legislativi, così come li aveva congegnati il Governo, erano in aperta violazione di una sentenza della Corte di Giustizia dell’Unione Europea (CGUE), per la quale “gli organismi ottenuti mediante tecniche o metodi di mutagenesi costituiscono organismi geneticamente modificati” (Corte giustizia Unione Europea Grande Sez., Sent., 25-07-2018, n. 528/16), quindi devono essere assoggettati alla stessa disciplina legislativa, sia in ambito unionale che nazionale.

Una sentenza, anche della CGUE, può ben essere messa in discussione: però, a questo fine, ci sono forme adeguate e sedi istituzionalmente preposte. Un decreto legislativo fatto passare quasi alla chetichella, peraltro con un macroscopico eccesso di delega rispetto alla legge delega votata dal Parlamento non costituisce né la forma né la sede giusta.

Quella del Governo era un’operazione opaca, che faceva sorgere molti dubbi; anzi, molti sospetti, se le parole sono importanti.

Non è passata: è una buona notizia.

Poi si può discutere di tutto: di ogm come di principio di precauzione.

Ma c’è un modo nelle cose: anche e soprattutto in quelle della legge e della legislazione.

Perché il modo è un pezzo rilevante della sostanza.

E’ una regola basilare della democrazia rappresentativa.

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