Olio bio: questioni di etichetta. Ossia, questioni di sostanza
Questo blog cresce.
Da oggi, vanta una collaborazione preziosa e graditissima: quella dell’avv. Massimo Palumbo.
Che si presenta così:
L’avv. Massimo Palumbo si laurea in giurisprudenza all’università di Bologna dove frequenta anche un master in diritto e sicurezza alimentare.
Si occupa di tali materie perché crede intimamente che “siamo quello che mangiamo” e (crede pure) che continuiamo troppo ad occuparci delle caratteristiche del cellulare e assai poco degli ingredienti contenuti nel cornetto consumato a colazione.
CiboDiritto gli dà un caloroso benvenuto.
Sarà bello lavorare insieme.
Stefano Palmisano
Il 5 febbraio scorso il MiPAAFT – ICQRF (scioglilingua da leggere come Ministero delle Politiche Agricole Alimentari Forestali e del Turismo, per il tramite del suo dipartimento Ispettorato Centrale della tutela della Qualità e della Repressione Frodi dei prodotti agroalimentari) ha pubblicato una guida pratica all’etichettatura degli oli d’oliva.
( https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/13596 )
Si tratta di un testo sintetico (paragonabile alle famose Edizioni Bignami) attraverso il quale facilitare l’OSA (Operatore del Settore Alimentare) del settore oleario nell’etichettatura del suo prodotto.
Ben cento e diciannove pagine di consigli tecnici e di suggerimenti che, come la stessa guida premette (o meglio, i suoi compilatori evidenziano ai lettori), «non è un “trattato” sull’etichettatura né ha la pretesa di avere esaurito tutte le problematiche relative».
Oltre a tale ‘preavviso’, ve n’è un altro: «volutamente non sono state trattate le diciture specifiche degli oli a DOP/IGP e di quelli biologici, in quanto l’operatore può reperire le informazioni necessarie presso gli organismi di controllo e, per quanto riguarda gli oli con indicazione di origine, anche presso i consorzi di tutela e nei vari disciplinari di produzione».
Ora, mentre è ben comprensibile la scelta di non poter intervenire sull’etichettatura degli oli di oliva ad indicazioni geografiche (essendo 46 – su 299 prodotti italiani a denominazione di origine o a indicazione geografica – le DOP/IGP iscritte nel registro delle denominazioni nella tipologia ‘Oli e grassi’, con altrettanti specifici disciplinari di produzione -cfr https://www.politicheagricole.it/flex/cm/pages/ServeBLOB.php/L/IT/IDPagina/2090 e https://www.qualigeo.eu/qualigeo-search/ -) sfugge la ragione per la quale non si sono fornite le indicazioni (seppur sommarie) sul come procedere — per i prodotti biologici — ad una corretta loro etichettatura ai sensi del reg. CE 834/2007 [art. da 23 a 26], del reg. CE 889/2008 [intero Titolo III] nonché del D.Lgs. 6793/2018, oltre alle tante e varie note/indicazioni ministeriali intervenute sul thema.
È sì vero, come giustamente enunciato dai compilatori della guida di cui si discute, che gli organismi di controllo effettuano sui prodotti bio un controllo/autorizzazione preventivi sull’etichetta, ma, forse, un cenno su tale argomento si poteva comunque renderlo.
Ciò detto, senza pensare di volerci sostituire ad alcuno, né tanto meno immaginare di essere esaustivi rispetto ad una materia (l’etichettatura) che sempre allegramente nasconde complicazioni, abbiamo pensato di rendere ai produttori di oli di oliva biologici quelle informazioni minime che potrebbero loro tornare utili.
O almeno a quei produttori che avranno la bontà di seguirci, su questo blog, in questa nostra breve escursione nei meandri dell’etichetta dell’olio bio.
Nei prossimi giorni, la seconda tappa.
A presto!
Massimo Palumbo
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