Pescare di frodo con esplosivi è disastro ambientale
Lo afferma la Cassazione in un’altra sentenza in materia di ecoreati ed ecosistemi marini, dopo quelle sulla pesca abusiva del corallo rosso e sulle oloturie
Indice
La sentenza
I danni all’ecosistema marino
Aggressioni all’ambiente: non solo dagli insediamenti industriali
1) La sentenza
Pescare di frodo usando esplosivi non costituisce la blanda contravvenzione prevista dalla legge speciale del 2012 sulla pesca, ma il ben più serio delitto di disastro ambientale.
Lo ha affermato la Corte di Cassazione in una sentenza dello scorso anno che si aggiunge alla lista di pronunce in materia di ecoreati e tutela penale del mare e degli ecosistemi marini.
Qualche mese prima di questa decisione – per fare solo un esempio – la Suprema Corte aveva già avuto modo di affermare che la pesca abusiva del corallo rosso costituisce il reato di inquinamento ambientale (ce ne siamo occupati su questo blog pochi giorni dopo la pubblicazione della sentenza).
Nel caso della pesca di frodo con gli ordigni, invece, i Giudici del Palazzaccio hanno sancito la sussistenza del reato ancora più grave di disastro ambientale.
2) I danni agli ecosistemi marini
La ragione sta proprio nella stringente necessità di salvaguardare l’ecosistema marino nella sua integrità; che è la finalità e il cosiddetto “bene giuridico” tutelato dal delitto di disastro ambientale, introdotto nel codice penale con la legge “ecoreati” del 2015.
Ecosistema marino che, dalle esplosioni subacquee realizzate dagli imputati, aveva subito danni irreversibili ai suoi habitat rocciosi, per non dire di quelli inflitti ai pesci con vescica natatoria, oltre che a uova e larve.
Questo era stato accertato da una relazione tecnico-scientifica disposta durante il procedimento ed effettuata a cura dell’Istituto per l’Ambiente marino e costiero sulle conseguenze della pesca di frodo con l’impiego di materiale esplodente.
3) Aggressioni all’ambiente: non solo dagli insediamenti industriali
Una nota finale: questi fatti sono successi nell’area marina di Taranto, dove qualche anno fa si era registrato un altro gravissimo attentato all’ecosistema marino con la distruzione delle oloturie (i cosiddetti “cetrioli di mare”) a mezzo di pesca intensiva, qualificato dalla Suprema Corte come inquinamento ambientale.
Evidentemente, in certi territori, i fattori di rischio per l’ambiente e la salute pubblica non sono costituiti solo dai grandi insediamenti industriali.
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