Pesticidi, tutela dell’ambiente, sicurezza alimentare, difesa della salute – Segnali di vita in Parlamento
Capita che anche al Parlamento si difendano l’ambiente, la sicurezza alimentare e la salute pubblica.
Capita che la Camera voti, a larghissima maggioranza, una mozione che prevede limitazioni all’utilizzo in agricoltura della chimica di sintesi, maggiori controlli, la valorizzazione dell’agricoltura biologica, l’introduzione delle distanze di sicurezza dalle abitazioni, dalle zone frequentate dalla popolazione e dalle coltivazioni biologiche per evitare la contaminazione da pesticidi.
Succede poco più di un mese dopo che il Parlamento europeo ha approvato, a maggioranza anche qui discretamente schiacciante (526 sì, 66 no e 72 astensioni), le raccomandazioni della Commissione “Pest”, istituita dalla stessa assemblea per esaminare la procedura di autorizzazione dell’Ue per i pesticidi nel febbraio 2018, in seguito alla, non proprio cristallina, vicenda del rinnovo dell’autorizzazione al glifosato di due mesi prima.
Raccomandazioni tra le quali si segnalano:
- la pubblicazione degli studi utilizzati nella procedura di autorizzazione di un pesticida, comprese tutte le informazioni a sostegno dell’autorizzazione. Nel corso della procedura, i richiedenti dovrebbero essere tenuti a registrare tutti gli studi regolamentari eseguiti in un registro pubblico e consentire un “periodo per le osservazioni”;
- una più serrata (per non dire seria) vigilanza post-commercializzazione che monitori costantemente gli effetti dell’uso dei prodotti chimici, pesticidi in primo luogo, sull’ambiente e sulla salute pubblica.
L’atto approvato qualche giorno fa dalla Camera impegna il governo italiano ad attuare tutti i provvedimenti idonei a perseguire gli obiettivi indicati all’inizio di questo post, nonché a prevedere nell’ambito della revisione del Pan, il Piano d’azione nazionale sui pesticidi, “specifici obiettivi d’incremento della superficie agricola utilizzata coltivata con il metodo dell’agricoltura biologica, a partire dalle aree protette e i siti Natura 2000 e l’ulteriore diffusione di tecniche sostenibili in agricoltura anche attraverso l’utilizzo delle nuove tecnologie di precisione funzionali allo sviluppo dell’agricoltura integrata”.
Ma, in quella mozione, v’è di più: un chiaro e forte riferimento a uno dei più dolenti nervi scoperti delle politiche di tutela dell’ambiente e della salute pubblica europee e nazionali.
“I limiti sui residui di fitosanitari negli alimenti e i relativi controlli a livello europeo e nazionale, come previsto dalle norme vigenti, prendono in esame solo il singolo principio attivo senza tener in considerazione l’aspetto del multiresiduo e la valutazione degli effetti sinergici derivanti dalla contemporanea presenza di più principi attivi in uno stesso alimento anche se ognuna in concentrazioni entro i limiti di legge.”
E’ il famigerato “effetto cocktail”, del quale si intuisce la portata se solo si pensi a dati come quelli emersi dal recente studio di Legambiente sui pesticidi: fino a 25 diverse sostanze trovate nello stesso ortaggio. Senza che ancora, nella comunità scientifica, si abbia una precisa idea delle conseguenze di quel mélange sulle matrici ambientali e sui corpi delle persone.
Anche se si può vagamente intuire che non siano effetti particolarmente balsamici.
Ciononostante, la normativa in questa materia, come si ricordava nella mozione, stabilisce i cosiddetti “limiti massimi di residui” (LMR) che “prendono in esame solo il singolo principio attivo”, sul bizzarro presupposto che le sostanze inquinanti – perché i pesticidi questo sono – che finiscono nell’organismo umano si comportino come monadi: che se ne stiano, cioè, ognuna per conto proprio, evitando accuratamente qualsiasi forma di interazione reciproca e, quindi, qualsiasi effetto moltiplicatore dei rispettivi effetti.
Non è proprio scontato che le cose stiano così.
Capita che i danni che già constatiamo, ogni giorno, sulla carne viva della terra e degli umani inizino ormai ad essere eccessivi per essere ignorati; per non dire di quelli che si prospettano nel breve – medio termine. Anche da legislatori che, ancora, troppo spesso ci provano, ad ignorarli. A tacer d’altro.
Capita nel Parlamento italiano, in un giorno di febbraio dell’anno di grazia 2019.
Facciamo capiti più spesso.
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