Rapporto Istituto Superiore Sanità sulla Terra dei fuochi: lo smaltimento illegale dei rifiuti genera malattie


Tumore al seno, asma, varie forme di leucemie e malformazioni congenite: sono le malattie legate allo smaltimento illegale dei rifiuti nella Terra dei fuochi. Ora c’è la prova scientifica: l’ha fornita pochi mesi fa un rapporto elaborato grazie all’accordo stipulato nel giugno 2016 tra la Procura di Napoli Nord e l’Istituto Superiore di Sanità (ISS).

In quello stesso studio è stata prodotta una mappa sui cui si contano 2.767 siti di smaltimento illegale dei rifiuti nei 38 comuni dell’area.

Ma, soprattutto, si è accertato che più di un cittadino su tre, nel dettaglio il 37% dei 354mila residenti nei 38 centri, vive ad almeno cento metri di distanza da uno di questi siti, sorgenti di emissione e di rilascio di composti chimici pericolosi, molto pericolosi, per la salute, come ha sancito il report dell’ISS.

Fra pochi giorni, saranno sei anni dall’approvazione della legge “ecoreati”, che ha introdotto nel codice penale la specifica ipotesi di reato di “omessa bonifica”: quella che viene commessa da “chiunque, essendovi obbligato per legge, per ordine del giudice ovvero di un’autorità pubblica, non provvede alla bonifica, al ripristino o al recupero dello stato dei luoghi.

Ho cercato sulla mia banca dati: non ho trovato alcuna sentenza della Cassazione su questo reato. Ma non ne ho trovate neanche di merito.

Ho cercato notizie in rete su procedimenti penali avviati per questo illecito penale: non ne ho trovate.

Sei anni non sono tanti; ma non sono neanche pochissimi.

Forse tra un’omessa bonifica di un sito inquinato e l’insorgenza – o anche solo l’aggravamento – di una malattia tra quelle indicate nel rapporto ISS – per stare solo a queste – potrebbe esserci qualche collegamento.

E, quindi, forse un’adeguata repressione di un comportamento, di un fenomeno, così pericoloso per la salute di tante persone, di tanti bambini, potrebbe incidere positivamente su quei dati di malattia che ha messo in luce lo studio ISS; e su altri dati analoghi, in altre parti d’Italia, che, però, non vengono scoperti perché non vengono indagati; perché non vengono cercati.

Forse un reato come quello di cui si sta trattando – introdotto da una legge per ottenere la quale ci abbiamo impiegato più di venti anni e tanta fatica – è uno strumento di tutela dell’ambiente e della salute pubblica che andrebbe usato un po’ di più dalle autorità giudiziarie preposte. Che andrebbe usato.

O forse è solo la mia banca dati giuridica che è inaffidabile.

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