Standard unico di sostenibilità e regolamentazione del vino naturale: aggiornamenti
Un’associazione di produttori cooperativi invoca regole nuove e generali per il vino sostenibile: rischio per le produzioni più artigianali o necessità di correttezza commerciale e di sicurezza alimentare?
Definizione di uno standard unico di sostenibilità per il settore vitivinicolo, al fine di razionalizzare e valorizzare al tempo stesso gli standard già esistenti e di vagliare in maniera più controllata e disciplinata i requisiti di sostenibilità; e istituzione di una procedura o di un sistema di regolamentazione del vino naturale come è previsto per i vini biologici o per quelli certificati con lo standard volontario SQNPI, poiché questa situazione di sostanziale confusione consente un utilizzo potenzialmente ingannevole della terminologia “vino naturale”, tenuto conto dell’assenza di regole condivise.
E’ quello che denuncia e chiede un importante organismo di rappresentanza del mondo cooperativo in ambito agroalimentare.
Ed è molto difficile non essere d’accordo con loro.
Di vino naturale ci siamo già più volte occupati su questo blog, con attenzione al prodotto e con rispetto e, molte volte, simpatia per i produttori: perché li meritano entrambi.
Ma qui, prendendo spunto dalle affermazioni dell’associazione su citata, non abbiamo che da ripetere quanto già osservato in merito al pronunciamento di qualche mese fa della Commissione Europea in questa materia; quella che è stata etichetta come “la bocciatura del vino naturale”.
Le ragioni di quella decisione sono varie: la prima delle quali riguarda l’assenza, nell’attuale legislazione vitivinicola unionale, della categoria e, quindi, della locuzione “naturale”.
Allo stato dell’arte non v’è dubbio che sia così.
Ma non è affatto detto che la legislazione non possa cambiare; magari, recependo un’innovazione che si è già prodotta nel costume dei bevitori, ossia nel mercato.
Succede in ogni ambito legislativo, cioè sociale, ed è già successo nel mondo del vino appena otto anni fa con il vino biologico.
Quindi, com’è diventato perfettamente legale il vino biologico – perché sancito e disciplinato da un regolamento europeo del 2012 (e il mercato ha ampiamente avallato questa riforma, com’è noto, dato lo straordinario successo di vendite di questo prodotto) – nulla esclude che lo possa diventare anche il vino naturale.
Magari, perché questo accada, può essere utile che i diversi, e sempre più numerosi, produttori di peculiare tipo di vino trovino un’intesa almeno sui fondamentali di questo prodotto; giusto per provare a far capire seriamente a chi beve di cosa si stia parlando. E soprattutto che la maggior parte di quei produttori superi le sue – pur, in molti casi, legittime resistenze – e accetti una forma di regolamentazione pubblica; come è giusto che sia, in un paese civile, per qualsiasi prodotto finisca sul mercato, ossia nei piatti e nei bicchieri dei cittadini.
In caso contrario, sarà difficile pretendere che il legislatore, nazionale o europeo, sdogani un’etichetta che oggi può significare tanto – troppo – e il suo contrario.
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