Tra i nuovi Distretti del cibo in Puglia, anche due dedicati al cibo sostenibile – Sulla buona strada
La Puglia apre ai “Distretti del cibo”.
La giunta regionale, infatti, ha formalizzato l’avvio del percorso che dovrebbe portare alla nascita dei primi sette distretti.
Ora il pallino passa ai rispettivi comitati promotori i quali dovranno predisporre e presentare alla regione un dettagliato “Programma di Sviluppo del Distretto”, sulla base del quale, in seguito, la stessa giunta procederà eventualmente alla definitiva approvazione di questi enti che dovrebbero garantire uno stabile sviluppo economico dei rispettivi territori fondati sulle filiere di determinati cibi di qualità.
I due embrioni di distretto più interessanti sono senz’altro quelli che mettono al centro il cibo sostenibile.
Più precisamente, si tratta:
1) del “Distretto Bioslow delle Puglie”, promosso dall’Associazione Produttori Italbio, dall’Associazione Produttori Pugliabio e dalla Cooperativa PugliaCheVai, insieme ad aziende agricole, agroalimentari e del settore biologico in generale, che ha tra gli obiettivi un rapporto sinergico tra realtà agricole e attività di prossimità, con particolare riferimento alle imprese legate al turismo e alla mobilità dolce. L’ambito geografico di riferimento di questo distretto è esteso a tutta la regione, fino a coinvolgere aziende operanti anche in altre regioni limitrofe. Quello che parrebbe profilarsi, quindi, è una sorta di biodistretto, anche se si tratterà di vedere se l’impostazione sarà quella netta e avanguardistica delle più avanzate esperienze in tal senso che già si registrano in altri territori nazionali, come il costituendo “Biodistretto Trentino” del quale ci siamo più volte occupati in questo blog;
2) del “Distretto Agroecologico delle Murge e del Bradano”, promosso da una vasta rete di imprese, associazioni e istituzioni con l’obiettivo di realizzare attività finalizzate a promuovere l’economia circolare, l’economia civile e l’agricoltura sociale, che ha come ambito geografico il bacino idrografico delle Murge e della Valle del Bradano.
Per quanto riguarda la base giuridica di questi enti, allo stato dell’arte, su base statale, il riferimento normativo più rilevante è l’art. 13 del D. Lvo 228\2001 intitolato “Distretti del cibo” che al comma 1 afferma: “Al fine di promuovere lo sviluppo territoriale, la coesione e l’inclusione sociale, favorire l’integrazione di attività caratterizzate da prossimità territoriale, garantire la sicurezza alimentare, diminuire l’impatto ambientale delle produzioni, ridurre lo spreco alimentare e salvaguardare il territorio e il paesaggio rurale attraverso le attività agricole e agroalimentari, sono istituiti i distretti del cibo.” Tra questi, alla lettera h) del comma successivo, sono previsti: “i biodistretti e i distretti biologici, intesi come territori per i quali agricoltori biologici, trasformatori, associazioni di consumatori o enti locali abbiano stipulato e sottoscritto protocolli per la diffusione del metodo biologico di coltivazione, per la sua divulgazione nonché per il sostegno e la valorizzazione della gestione sostenibile anche di attività diverse dall’agricoltura.”
Per tornare al tema specifico dei biodistretti, un cenno merita, senza dubbio, a livello di Unione Europea, anche il nuovo regolamento sull’agricoltura biologica (Reg UE n. 848/2018), che diverrà operativo a partire dal 1 gennaio 2021, il quale introduce importanti novità che possono riguardare indirettamente i distretti biologici e i loro protagonisti: in primis, la certificazione di gruppo per i piccoli agricoltori. La possibilità di accedervi è subordinata, oltre che a precisi requisiti individuali, anche all’individuazione di un “sistema per i controlli interni che comprende una serie documentata di attività e procedure di controllo, in base alle quali una persona o un organismo identificati sono responsabili di verificare il rispetto del presente regolamento da parte di ciascun membro del gruppo.” (art. 36, comma 1, punto g).
In conclusione, vedremo come si dipaneranno materialmente i nuovi distretti pugliesi, e in particolare i due che perseguono espressamente il meritorio obiettivo di coniugare cibo di qualità, sicurezza alimentare e tutela ambientale, ma il solo fatto che questa ormai imprescindibile triade abbia assunto in due casi le vesti di una organica proposta istituzionale in tal senso è di per sé una buona notizia.
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