Un anno di Cibo Diritto
Questo blog compie un anno.
Come s’usa fare in questi casi, è una buona occasione per un primo, parzialissimo, bilancio dei primi passi della creatura.
Il primo elemento che merita una sottolineatura è la notevole “biodiversità letteraria” che ha espresso Cibo Diritto.
Anzitutto, sotto il profilo degli autori: chef e avvocati ambiental-alimentari, gruppi di acquisti solidali e giovani studiosi, contadini sperimentatori e operatori della sicurezza ambientale…
Nonché nell’ambito dei temi: si è scritto di sicurezza alimentare e di tutela ambientale, di agricoltura biologica e di scienza ideologica, di grani antichi e di malversazioni moderne, di coltivazioni rigenerative e di trattamenti degenerativi, di pesticidi e di ecocidi, di etichette seducenti e di informazioni carenti, di recupero di vecchi frutti e di sfruttamento in cucina, di progressi ecologici nei paesi in via di sviluppo e di nazioni che cercano affannosamente uno sviluppo sostenibile.
Ma, soprattutto, si è narrato di vino, con un occhio particolare per quello sostenibile, biologico, naturale.
Sempre da una prospettiva eminentemente giuridica, normativa, com’è nella natura di questo blog; ma non solo.
Abbiamo analizzato le regole che ci sono e le loro criticità, le norme che non ci sono e quelle che potrebbero, o dovrebbero, esserci.
E, proprio in tema enoico, abbiamo giocato un ruolo anche fuori dalla blogosfera.
Un ruolo piccolo, certo, ma forse non proprio irrilevante nella divulgazione e nell’approfondimento scientifico in questa materia, dato che stiamo parlando della coorganizzazione di due eventi in materia di vino sostenibile e di regolamentazione del vino naturale. Due momenti diversi tra loro: uno più divulgativo e convivial-degustativo, l’altro più scientifico e interdisciplinare, ma entrambi rivelatisi assai significativi. E nei quali, come valore aggiunto, chi scrive ha potuto interagire con associazioni e personalità di eccellente qualità.
Insomma, per Cibo Diritto è un primo anno di vita denso di analisi, di concetti, di parole e di cose.
Senza alcuna velleità autocelebrativa; serenamente consapevoli che questo blog è in grado di farsi leggere da un pubblico ancora assai ristretto; e di “farsi ascoltare” da uno ulteriormente ridotto.
Consapevolezza, peraltro, che stimola qualche ulteriore progetto per il futuro: per esempio, non sottovalutare le conseguenze della voce, della parola parlata, come strumento di comunicazione; anche per un blog.
Seguiranno aggiornamenti.
Non perdiamoci di vista.
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