Una seria tutela penale dell’alimentazione: una forma di prevenzione primaria
Come antipasti, abbiamo delle gustose mozzarelle alla soda e perossido di benzoile e delle frittelle di bianchetto vietato.
Poi, potremmo proseguire con un ottimo riso Birmania frutto di genocidio.
Quindi, si potrebbe passare ai secondi, dove ci sono i piatti forti della casa: lifting di pesce con cafados e carne da macelli clandestini.
Di gran pregio anche la frutta, in cui fanno la parte del leone le note nocciole turche e le banane dell’Ecuador, entrambe ottenute con sfruttamento di lavoro minorile.
Impreziosiscono, infine, il pasto luculliano olio extravergine purissimo colorato con clorofilla e pane cotto in forni clandestini che vanno a legna tossica.
Il tutto innaffiato da un rosso docg adulterato con lo zucchero.
E’ il menu da gourmet che Coldiretti, Eurispes e Osservatorio sulla criminalità nell’agroalimentare hanno presentato oggi a Roma, insieme al 6° Rapporto “Agromafie”, sui crimini agroalimentari in Italia.
La carrellata di leccornie sopra ricordata, peraltro, con grande probabilità rappresenta solo un piccolo esempio della sterminata produzione di cibo criminale in questo paese.
Come attesta il valore di mercato di quel menu: 24,5 miliardi di euro. Questo il volume d’affari complessivo delle agromafie; uno dei pochissimi settori economici vaccinati contro qualsiasi germe di crisi, tanto da registrare un balzo in avanti addirittura del 12,4 % rispetto all’ultimo anno.
Sono ormai quasi tre anni e mezzo che la Commissione “Caselli” ha presentato il suo progetto di riforma dei reati agroalimentari all’allora ministro della Giustizia Orlando.
E’ (o era?) un articolato normativo di grande respiro, su alcuni punti del quale, forse, si potrebbe effettuare un “labor limae”; ma è indubitabile che la sua approvazione, nel complesso, segnerebbe (o avrebbe segnato?) un salto di qualità nella repressione di un fenomeno criminale così pervasivo e devastante come quello in questione.
Anche e soprattutto verso la salute pubblica.
Le parole del Presidente dell’Eurispes, Gian Maria Fara, sul punto, rappresentano una sintesi illuminante: “La prima necessità è quella di aggiornare e potenziare l’attuale normativa in materia agroalimentare. Quella vigente è obsoleta e controproducente. Invece di svolgere una funzione deterrente, spinge a delinquere, essendo a tutto favore dei benefici (ingenti guadagni) il raffronto con i rischi (sanzioni per irregolarità).”
Quando ci sono di mezzo rischi di questo livello contro la salute e la vita di uomini, donne e, soprattutto, bambini, invocare una seria funzione deterrente del diritto penale non è esercizio di stile dell’esecrato “giustizialismo”.
E’ richiesta di tutela, altrettanto seria, della salute come diritto dell’individuo e interesse della collettività, come è dato leggere in una nobile, ma troppo spesso violata, “Carta”.
E’ una forma di prevenzione primaria.
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