Una sgradevole verità


Apriamo l’anno con un doveroso cenno a un’importante novità editoriale in materia di alimentazione, salute e scienza.

Il libro della professoressa Marion Nestle, Una sgradevole verità, a quanto si legge dalla chiara recensione cui si rinvia – speriamo in una traduzione in italiano almeno per quest’opera di quest’autrice – si inserisce in un filone saggistico alto e utilissimo: quello del disvelamento delle relazioni pericolose tra industria – o comunque soggetti economici – e ricerca scientifica, in ambiti altamente sensibili per la tutela dell’ambiente e della salute umana.

Per citare solo due esempi in tal senso, non si può non ricordare il monumentale “La storia segreta della guerra al cancro”, di Devra Davis, epidemiologa di fama mondiale, e, a noi più vicino nel tempo e nello spazio, “Toglietevelo dalla testa”, di Riccardò Staglianò, su quella inquietante nebulosa che è costituita dai campi elettromagnetici – cem (telefonini e affini).

Per non dire degli splendidi romanzi di Lorenzo Tomatis, già direttore dell’Agenzia Internazionale per la Ricerca sul Cancro, di denuncia – “dall’interno” – dei vizi privati e delle virtù pubbliche del jet set scientifico internazionale.

Il denominatore comune di questi libri è evidente: lo smascheramento del condizionamento, più o meno occulto, delle grandi industrie e degli altri portatori di grossi interessi economici su coloro che sono deputati a studiare e comunicare le conseguenze sull’ambiente e sulla salute umana di determinati processi e prodotti industriali (i ricercatori); a controllare ed, eventualmente, a sanzionare i produttori, in chiave di tutela degli stessi beni giuridici, ossia ambiente e salute pubblica (gli enti pubblici di controllo); a disciplinare normativamente quei processi, quei prodotti e i loro titolari (il legislatore).

Il quadro che emerge da questa letteratura civile e scientifica che fa bene alla salute è sistematicamente dei meno confortanti: conflitti di interessi epidemici, per non dire autentiche relazioni contro natura, tra scienziati e capitani d’industria, tra controllori e controllati, tra uomini di Stato e personaggi d’affari più o meno leciti…

Tutto per garantire, ad ogni costo e per il tempo più lungo possibile, la salvezza di quei processi e di quei prodotti industriali, spesso malamente spacciati per “sviluppo”, se non proprio per “progresso”: dal tabacco al cvm, dall’amianto ai cem.

Ossia, più concretamente, per assicurare la salvezza di quegli affari e dei profitti principeschi che generano.

Anche a costo di rischi immani, quando non di sicuri danni enormi, per l’ambiente e la salute delle persone.

Il cibo non poteva sottrarsi a questi fenomeni di “promiscuità” insana tra i suoi attori, con tutta la carica di rischio che ciò comporta per l’etica pubblica e per la salute di ognuno di noi.

Per questo, libri come quello di Marion Nestle servono come ottimo promemoria per gli addetti ai lavori, ma anche e soprattutto come strumenti di autodifesa alimentare per chiunque coltivi ancora ambizioni di mangiare cibo sano, buono, pulito e giusto; che costoro si chiamino “co-produttori”, “consumattori” o in qualsiasi altro modo.

Di queste opere abbiamo bisogno come del pane.

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