Vignaioli e vini indipendenti
Organizzare una serata di conoscenza dei vignaioli indipendenti è idea in sé meritoria.
Se, poi, durante l’evento vengono fuori, con sobrietà e “laicità”, da parte dei protagonisti, concetti tipo: “siamo i custodi del territorio”, “non vendiamo una merce”, “biologico è, etimologicamente, la comprensione dei meccanismi della vita applicata all’agricoltura e alla vitivinicoltura” – e chi li espone pare pure crederci assai – l’incontro risulta ancora più interessante.
Se la conclusione della serata è la degustazione illustrata delle creazioni di quei vignaioli – che sembrano assomigliare molto, per vitalità e sapidità, ai loro produttori – allora ti ricordi “il racconto del vino” di cui parlava Gino Veronelli, quello che dovrebbe precedere e guidare ogni bicchiere bevuto.
E ti convinci che, nella versione di “Sua Nasità” Veronelli, quello non era uno slogan pubblicitario occulto, poi ultra scimmiottato: era la sintesi “narrativa” di un rapporto consapevole con il vino e con chi lo fa. Oltreché, in via incidentale, un modo per indurre a non bere più del numero giusto di bicchieri.
Complimenti a Slow Food Grottaglie per l’idea; e alla Federazione Vignaioli Indipendenti per il loro lavoro e per i frutti che dà.
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