Vino e pesticidi – Relazioni pericolose in una nazione simbolo


Nel maggio 2014, oltre una decina di alunni e una insegnante di scuola elementare di una cittadina francese, Villeneuve-de-Blaye (Gironde), avevano lamentato, fra gli altri, sintomi di prurito agli occhi e di mal di gola immediatamente dopo lo spargimento di anticrittogamici sulle vigne vicine. I bambini erano stati chiusi nella scuola e l’insegnante era stata ricoverata per una giornata.

A quanto si legge da un sito specializzato, le due aziende vitivinicole, Castel La Rose e Escalette, quel giorno avevano trattato i loro vigneti, siti in prossimità dell’istituto scolastico, con prodotti autorizzati ma potenzialmente tossici.

Erano, quindi, finite sotto processo, anche per l’iniziativa in tal senso di un’associazione ambientalista, ma il 30 aprile scorso il tribunale di Libourne le ha assolte per mancanza di prova del nesso causale “fra lo spargimento di anticrittogamici e i malori”, su richiesta conforme del Pubblico Ministero d’udienza.

Nel 2014, in un procedimento in qualche modo analogo, l’esito era stato diverso.

Un’operaia francese, Sylvie Sorneau, dopo aver lavorato 12 ore spargendo pesticidi, si era sentita male ed era stata ricoverata: vomito e vertigini. La diagnosi: intossicazione da pesticidi. Aveva, quindi, citato in giudizio l’azienda, davanti al Tribunale di Bordeaux, che le aveva dato ragione, riconoscendo “la colpa grave e imperdonabile del datore di lavoro”.

Indipendentemente dalla loro diversità nel merito specifico e dall’esito sostanzialmente opposto, le due vicende giudiziarie simboleggiano la relazione sempre più stretta tra pesticidi e uva; dunque, tra pesticidi e vino.

E quando si tratta di vino la Francia si conferma nazione – simbolo, nel bene o nel male.

Ma non sono solo le due cause su citate ad attestare queste “liaisons dangereuses”.

Nella stessa nazione transalpina, l’anno scorso è stato pubblicato un libro che si occupa di esame organolettico del vino. Ma in chiave assai singolare: tratta dei descrittori di pesticidi nel vino. Più precisamente, insegna a riconoscerli.

Il libro si intitola “Le goût des pesticides dans le vin” ed è scritto, a quattro mani, da un noto chef, Jérôme Douzelet, e da un biologo, Gilles-Eric Séralini. Quest’ultimo ancor più celebre del primo, almeno tra chi si occupa di tutela ambientale e sicurezza alimentare, giacché è l’autore di uno studio sugli ogm che fece molto discutere.

Infine, una notizia di cui ci siamo occupati già in altra sede: un recente studio epidemiologico, svolto sempre in Francia, ha accertato un’associazione tra rischio di malattia di Parkinson e pesticidi. In particolare, dal lavoro scientifico “l’associazione più forte è stata osservata per le aree con la più alta percentuale di terreni agricoli dediti alla viticoltura, con un’incidenza della malattia maggiore del 10% rispetto alle aree senza viticoltura”.

Insomma, in Francia il rapporto, abbastanza “contro natura”, tra vino e agrotossici è ormai, più o meno stabilmente, oggetto di dibattito pubblico.

E la cosa non può non far riflettere chiunque si occupi di tutela dell’ambiente e di sicurezza alimentare, nonché gli addetti ai lavori e i cultori del vino. In particolare, quando le due categorie di soggetti coincidono.

Perché, in materia di vino, in specie di legami tra vino e ambiente, le dinamiche che si registrano in quello Stato, presto o tardi, si espandono ben oltre i confini transalpini, per diventare quantomeno patrimonio comune europeo; come insegnano storie particolarmente emblematiche come quella della regolamentazione del vino biologico e della nascita del vino naturale.

In materia enoica, la Francia, come si accennava prima, nel bene o nel male, resta nazione simbolo.

Insieme all’Italia, com’è noto.

 

 

 

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