Vino naturale: il nome, la cosa, la legge


La Commissione Ue “boccia” il vino naturale in etichetta.

Le ragioni di questa decisione sono varie: la prima delle quali riguarda l’assenza, nell’attuale legislazione vitivinicola unionale, della categoria e, quindi, della locuzione “naturale”.

Allo stato dell’arte è indiscutibilmente così.

Ma è molto meno indiscutibile che la legislazione non possa cambiare; magari, recependo un’innovazione che si è già prodotta nel costume dei bevitori, ossia nel mercato. Succede in ogni ambito legislativo, cioè sociale, ed è già successo nel mondo del vino appena otto anni fa con il vino biologico.

Magari, perché questo accada, potrebbe essere utile che chi produce vino naturale trovi un’intesa almeno sui fondamentali di questo prodotto – giusto per provare a far capire seriamente a chi beve di cosa si stia parlando – e soprattutto accetti una forma di regolamentazione pubblica; come è giusto che sia, in un paese civile, per qualsiasi prodotto finisca sul mercato, ossia nei piatti e nei bicchieri dei cittadini. In caso contrario, sarà difficile pretendere che il legislatore, nazionale o europeo, sdogani un’etichetta che oggi può significare tanto – troppo – e il suo contrario.

La limpidezza del vino è un valore non solo sensoriale. Anche di quello naturale.

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