Viticultura eroica: prospettive, tutela, implicazioni
“Viticultura eroica”: evoca grappoli che crescono e ornano pendii scoscesi, vendemmie d’alta quota, vigne che si snodano su pendenze vertiginose, vignaioli di ambienti estremi.
E’ questo, ma dovrebbe essere anche e soprattutto altro: tutela di paesaggi unici e di biodiversità, speranza di salvaguardia di terreni rischiosi sotto il profilo idrogeologico, cura complessiva di territori tanto affascinanti quanto fragili e pericolosi.
Insomma, depurata dalle scorie retoriche che la locuzione contiene in sé, spesso prodotte dalla “narrazione del vino” – oggi uno dei fattori di rischio più esiziali che implica l’interesse per questa bevanda, a volte anche più dell’alcol – la viticultura eroica è una cosa seria.
Tanto che “lo Stato promuove interventi di ripristino, recupero, manutenzione e salvaguardia dei vigneti delle aree soggette a rischio di dissesto idrogeologico o aventi particolare pregio paesaggistico, storico e ambientale, di seguito denominati ‘vigneti eroici o storici’”, come sancisce l’art. 7, c. 1, della stessa legge 238 del 2016, il cosiddetto Testo Unico della vite e del vino.
Il comma successivo fornisce alcuni elementi di inquadramento della categoria: “i vigneti di cui al comma 1 sono situati in aree vocate alla coltivazione della vite nelle quali le particolari condizioni ambientali e climatiche conferiscono al prodotto caratteristiche uniche, in quanto strettamente connesse alle peculiarità del territorio d’origine.”
L’ultimo dato è particolarmente significativo: le particolari forme di tutela e di promozione di questo tipo di vigneti sono finalizzate anche a garantire le caratteristiche qualitative del relativo prodotto in quanto derivanti anche dalle “peculiarità del territorio d’origine”.
E’ un’ulteriore, più avanzata, forma di difesa \ valorizzazione del legame territorio – vino, che è ormai fondativo del vino di qualità, a livello unionale e, quindi, nazionale; a partire dai vini a denominazione d’origine o indicazione geografica.
A tal proposito, è opportuno rammentare che ai sensi del Regolamento dell’Unione Europea n. 1308\2013 un vino a denominazione di origine è quello le cui qualità e le caratteristiche sono dovute essenzialmente o esclusivamente al territorio da cui prende il nome, più precisamente a “un particolare ambiente geografico e ai suoi fattori naturali e umani” (art. 93).
Secondo il terzo comma del citato articolo 7, poi, “il Ministro, con proprio decreto, emanato entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge, di concerto con il Ministro dei beni e delle attività culturali e del turismo e con il Ministro dell’ambiente e della tutela del territorio e del mare, previa intesa in sede di Conferenza permanente per i rapporti tra lo Stato [….] stabilisce i criteri per:
- a) individuare i territori nei quali sono situati i vigneti di cui al comma 1;
- b) definire le tipologie degli interventi eventualmente finanziabili attraverso contributi [….] nonché i potenziali beneficiari con l’indicazione di eventuali criteri di priorità;
- c) individuare i proprietari o i conduttori, a qualsiasi titolo, dei vigneti di cui al comma 1;
Come visto, il decreto ministeriale finalizzato a dare concreta attuazione alla norma sulla viticultura eroica avrebbe dovuto essere emanato “entro un anno dalla data di entrata in vigore della presente legge”.
Pertanto, secondo una tempistica tipica del made in Italy legislativo, solo qualche settimana fa si è finalmente raggiunta un’intesa nella Conferenza Stato-Regioni sulla salvaguardia dei vigneti eroici, individuati in quelli su terreni con una pendenza superiore al 30%, in aree dove le condizioni creano impedimenti alla meccanizzazione, in territori con un’altitudine superiore ai 500 metri, con impianti su terrazze o gradoni o situati in piccole isole, e storici, la cui produzione è precedente al 1960, con forme di cura tradizionale, con sistemazioni storiche o di particolare pregio paesaggistico, appartenenti ad aree iscritte al Registro Nazionale Paesaggi Rurali o riconosciute dall’Unesco.
E’ previsto, inoltre, un ulteriore provvedimento per un marchio nazionale per la viticultura eroica o storica.
Il riconoscimento e la disciplina di questo tipo di vigneti avrà effetti assai concreti per le aziende: la possibilità di accedere ai fondi previsti dal Programma Nazionale di sostegno al settore vitivinicolo che complessivamente, nell’ultima rimodulazione, prevede circa 337 milioni di euro.
E’ una buona notizia: per il vino di qualità e per il suo rapporto virtuoso con l’ambiente che lo genera; specie con alcuni ambienti che sono, al contempo, di particolare pregio e delicatezza, come quelli tipici della viticultura eroica.
L’auspicio è che si riesca sempre a cogliere la differenza, per non dire la contrapposizione, tra viticultura eroica e viticultura tirannica, nel senso di dominante e dilagante sul territorio a danno della biodiversità e del paesaggio, nonché a volte dello stesso equilibrio idrogeologico di quello medesimo ambiente; differenza che in alcune parti d’Italia, in alcune occasioni, tende non casualmente a sfumare. Situazioni nelle quali, più che di coltivazione, si può ormai parlare di colonizzazione da parte della vite.
Ma di questo ci si occuperà in seguito.
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